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Se lo costruisci lui tornerà di Beppe Giuliano - 5/11/2005 Se ne è parlato – addirittura – sui quotidiani di casa nostra. D’altronde si è trattato di un evento che non accadeva da quasi novant’anni. Più o meno come il passaggio di una cometa. Il campionato del gioco del baseball l’hanno vinto – non succedeva appunto dal 1917 – i White Sox di Chicago. Chi ne ha scritto, perfino sui nostri quotidiani, non ha potuto non citare l’avvenimento che un paio d’anni dopo quella lontana vittoria causò, si pensa (la superstizione e il credere alle maledizioni sono radicate componenti del gioco), gli ottanta e più anni di digiuno. Nel 1919 la squadra di Chicago tornò a giocarsi il titolo e otto suoi giocatori si vendettero le finali. Giocarono, insomma, a perdere. Quegli otto, gli otto ‘Black Sox’, processati e assolti ma banditi dal gioco e mai riabilitati in vita, sono fra l’altro personaggi di due film molto belli, che in questi giorni m’è venuto voglia di rivedere (e di raccontarvi).
Il primo film si chiama Otto uomini fuori. L’ha girato nel 1988 John Sayles – un regista che definiremmo impegnato - ed è tratto da un libro (assai ben scritto) di Eliot Asinof. Offre una ricostruzione d’epoca molto accurata e narra accuratamente la vicenda – tristemente modesta – in cui i nostri otto giocarono una partita misera, sostanzialmente usati e poi abbandonati da tutti: dal proprietario della squadra alle squallide mezze figure losche che contribuirono alla combine, alla mente nera della corruzione, quell’Arnold Rothstein che seppe restarne al di sopra, guadagnando tanti soldi e, pure, uscendone addirittura non processato. Anzi, addirittura immortalato in uno dei romanzi più grandi dell’epoca. :: :: :: “Ma chi è, un attore?” “No.” “Un dentista?” “Meyer Wolfsheim? No, è un giocatore di professione.” Gatsby esitò, poi aggiunse freddamente: “È quello che ha alterato la serie delle partite nel campionato mondiale di baseball del 1919.” “Alterato il campionato mondiale?” ripetei. L’idea fu un vero colpo, per me. Ricordavo naturalmente che nel 1919 era stata alterata la serie delle partite, ma se ci avessi riflettuto sopra l’avrei giudicato un caso, la conseguenza finale di un susseguirsi di circostanze. Non mi era mai venuto in mente che qualcuno potesse scherzare con la buona fede di cinquanta milioni di persone con la freddezza di un ladro che fa saltare una cassaforte. “Ma come gli è venuta l’idea di farlo?” “Ne ha visto la possibilità.” “Come mai non è in prigione?” “Non riescono a trovare le prove, vecchio mio. È troppo in gamba.” da Il grande Gatsby, F. Scott Fitzgerald :: :: :: Il secondo film si chiama – da noi – L’uomo dei sogni (in originale Field of Dreams). È un film del cuore. Dicono sia un film “veltroniano” (è infatti uno dei miei film preferiti in assoluto). Lo interpreta Kevin Costner e si basa sul romanzo Shoeless Joe di W.P. Kinsella. Il protagonista, che si chiama – guarda caso – Kinsella, sente una voce che gli dice “Se lo costruisci lui tornerà.” Kinsella lo costruisce (un campo da baseball, sacrificando il raccolto della sua fattoria) e lui, effettivamente, torna. Anche se, in ultimo, la voce si riferiva al padre del protagonista, chi torna, per primo, è appunto Shoeless Joe Jackson (la stella di quella squadra disgraziata) che porta gli altri Black Sox (finalmente) a giocare nuovamente in un campo da baseball. Un film (e un libro) fantastici, in tutti i sensi.
I Black Sox, come detto, non hanno mai potuto tornare a giocare e sono invecchiati amaramente sperando invano di essere riabilitati. Peccato non abbiano potuto sapere che i loro nomi e gli avvenimenti che li hanno travolti sono tuttora ricordati. :: :: :: Joe fu il primo degli Otto Sfortunati a morire. Aveva sessantaquattro anni nel dicembre del 1951, quando alla fine il suo cuore cedette. Freddy McMullin se ne andò nel '52; Buck Weaver nel '56; Lefty Williams nel '59. Happy Felsch morì nel '64 a Milwaukee, Eddie Cicotte nel '69 a Detroit a ottantaquattro anni. Chick Gandil visse fino a ottantadue, e Swede Risberg gli sopravvisse per quasi cinque anni, morendo a Red Bluff, California, nel 1975, all'età di ottantun'anni. Sempre stato un duro, Swede. da Shoeless Joe, W.P. Kinsella :: :: :: Ah, è curioso notare che il campo da baseball che Kevin Costner (fra l’altro il più credibile attore di sempre nella parte di giocatore di baseball, che ha interpretato in ben tre film) ha costruito, e sta in realtà a Dyersville nell’Iowa, è meta – proprio come alla fine del film – della visita di numerosissimi turisti (lo si può leggere in quest’articolo di Usa Today: http://www.usatoday.com/sports/baseball/2005-03-02-fields-of-dreams_x.htm). Che, forse, vanno nell’Iowa a cercare (per ricordare un dialogo fra i più efficaci del film) un po’ di paradiso. :: :: :: "This must be heaven," he says. "No. It's Iowa," I reply automatically. “Questo dev’essere il Paradiso,” disse. “No. È l’Iowa,” ho risposto di getto. da Shoeless Joe, W.P. Kinsella
Otto uomini fuori [Eigth
Men Out], di
J. Sayles L'uomo dei sogni [Field
of Dreams], di P.A. Robinson
I due film, sull'internet:
I due libri, su amazon.com
(non sono tradotti in italiano): |