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Dolore, sorrisi e diversità q.b. (quanto basta)

di Ilaria Scala - 24/9/2005

Indubbiamente, il tono tragico si addice di più a Cristina Comencini.

Rispetto ai suoi film passati, dove la commedia sfociava a tratti nel dramma, il suo ultimo La bestia nel cuore, in cui è il dramma a sfociare nella commedia qua e là, risulta più compatto e compiuto.

Anzi, forse avrebbe fatto meglio, l’autrice, ad evitare anche quel po’ di leggerezza che ha inserito – si vede – per accontentare tutti i palati.

Senza nulla togliere alla bravura di Angela Finocchiaro e Giuseppe Battiston, si ha l’impressione che i loro siparietti, più che integrarsi in un film corale ed omogeneo, distolgano l’attenzione dal vero nocciolo narrativo: la storia di una giovane doppiatrice che, scavando nell’inconscio, fa riaffiorare il ricordo degli abusi sessuali subiti da lei e dal fratello ad opera del padre, all’interno di una famiglia immobile e “normale”.

La coscienza affronta il trauma e lo elabora, finalmente. Nel suo futuro di madre ci sarà più consapevolezza e meno incubi, ma non meno dolore.

Il film mantiene quasi sempre il giusto equilibrio tra misura e commozione; ha pochissime accelerazioni retoriche, dovute a una colonna sonora un po’ invasiva, a visioni oniriche di dubbio gusto, e a qualche intemperanza di troppo della protagonista; soprattutto, è un ricettacolo di citazioni del nuovo cinema italiano: la Mezzogiorno (meritata la Coppa Volpi a Venezia, nonostante le intemperanze) corre per strada e viene tradita come ne L’ultimo bacio; amici più o meno spensierati prendono il sole sul lettino come in Agata e la tempesta; la carrellata della casa avita simboleggia la claustrofobia dei legami di sangue come ne La famiglia; gli interni sono moderni, eleganti e curati come ne Le fate ignoranti (a proposito: come fanno due attori trentenni quasi disoccupati ad avere una grande casa con vetrata sui tetti di Roma e arredi design?).

Non mancano neanche gli ingredienti politically correct che ormai sono d’obbligo in tutti i film, incarnati da una Stefania Rocca più algida e severa del solito con lo sguardo fisso della cieca: donna, single, indipendente, omosessuale e disabile, cresce e trova l’ottimismo e l’amore.

Volendo approfondire questo personaggio, c’era materiale per almeno tre film italiani.

Ma budget per uno solo.

Per fortuna.

 

La bestia nel cuore, di C. Comencini
con G. Mezzogiorno, A. Boni, S. Rocca, A. Finocchiaro, G. Battiston, L. Lo Cascio, V. Binasco - Italia 2005

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