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Tirare colpi a tutto braccio

di Alessandro Borgogno - 25/2/2005

Ho appena visto Million dollar baby di Clint Eastwood e vorrei scrivere una recensione di tre righe. Non certo perché il film non meriti discorsi più lunghi, ma perché ho idea che direi comunque cose scontate, perché mai come in questi casi, e soprattutto quando ci sono ancora molte persone che non hanno visto il film, ci sarebbe solo da dire: andate a vederlo.

Perché c’è, semplicemente, un regista che ti racconta una storia e te la sa raccontare come si deve, e che ti tira i pugni giusti sapendoli tirare, in testa, al cuore e allo stomaco, e te li tira per bene, e senza paura di farti male, perché è così che si raccontano le storie.

Perché questo diavolo di cowboy con le sue due leggendarie espressioni (“una con il sigaro e una senza”) è diventato ormai un gran bel regista capace di imparare qualcosa ad ogni film e di prendere una storia e raccontartela sapendo esattamente dove vuole portarti e come, ma riuscendo ugualmente a lasciarti libero di vivertela e anche di interpretarla come meglio credi.

Vero è che mi fido di Eastwood ormai da tempo immemorabile, e dopo Gli spietati ho deciso che comunque avrei visto ogni suo film perché trova sempre il modo di meritarsi l’attenzione che gli riservo.

Ed è anche vero che dopo aver già deciso di vederlo l’altra sera a un certo punto sono incappato per sbaglio a tarda ora in un programma di Marzullo con vari ospiti che parlavano del film, e mentre stavo già per cambiare perché immaginavo che avrebbero detto troppe cose che era meglio non sentire prima di averlo visto, improvvisamente è intervenuta, non si sa a quale titolo, la moglie di Giuliano Ferrara, che non mi ricordo neanche mai come si chiama, che come suo solito sbraitava, per di più ridacchiando per dare a intendere che sbraitava solo per spirito polemico come se la cosa dovesse fargli prendere punti, e dicendo in sostanza che il film non gli era piaciuto perché Clint Eastwood sta ancora cercando di far dimenticare i film di Callahan perché ai suoi tempi erano stati criticati di “fascismo” (maledetti comunisti!), e poi seguitando con un ragionamento da non credere secondo il quale non si capiva perché Eastwood proprio non voleva credere al sogno americano, proprio lui così americano, e anziché fare film felici e giocosi continuava invece a fare film come Mystic River e come quest’ultimo, che sono inspiegabilmente drammatici per un regista “americano” come lui. Perciò avevo deciso che anche se non mi fosse piaciuto avrei comunque coscientemente decretato che si trattava di un film bellissimo, fantastico e straordinario.

Per fortuna alla prova dei fatti non ho avuto bisogno di mentire né a me stesso né al mondo, perché il film è bello, al di là come ognuno lo può prendere, è semplicemente bello (ultima nota polemica:sempre casualmente, l’unica recensione negativa che si può trovare in giro è quella de Il Foglio, chissà come mai..).

Solo una cosa vorrei ancora dire, sul film e su Eastwood in generale: questo regista mi sembra uno dei pochi rimasti che abbiano il coraggio di “tirare i colpi a tutto braccio”.

Tanto per usare un gergo tennistico perché pugilistico sarebbe banale, un’espressione spesso utilizzata è (o almeno era a miei tempi…sigh!): “fare il braccetto”, che sta a significare colpire con il braccio piegato e senza andare bene incontro alla palla, insomma avere paura di colpire con il braccio teso scaricando tutta la forza sulla palla. Ecco, io vedo un sacco di registi, autori, sceneggiatori, registi, che fanno braccetto.

Eastwood è uno di quelli che ancora è capace di tirare i colpi a tutto braccio, appunto, senza avere paura di metterci la forza necessaria, e senza evitare nessuna delle traiettorie difficili o degli angoli scomodi del campo. Gli potrà capitare di spedire la palla in tribuna, mai di farla morire sulla rete.

 

Million dollar baby, di C. Eastwood
con H. Swank, C. Eastwood, M. Freeman – USA 2004 

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