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Salviamo la Potemkin! di Alessandro Borgogno - 10/2/2005 Fedele alla linea: non per forza l’ultimo film visto in sala. Bene. E allora sì, proprio la Corazzata Potemkin. La Corazzata Potemkin? Direte voi. Si, la Corazzata Potemkin. Perché, con tutto il meritevole rispetto per la trovata (straordinaria) di Villaggio e del suo Fantozziano “è una cagata pazzesca!”, è giunta l’ora di fare giustizia. La trovata geniale di Villaggio, e il suo meritato successo, hanno purtroppo portato ad un effetto opposto assai spiacevole, e cioè che la stragrande maggioranza delle persone che nominano e citano e perfino giudicano La Corazzata Potemkin la conoscono solo perché nominata da Fantozzi, e non hanno idea né di che film si tratti né di come sia, dando tutti per scontato che sia un film lunghissimo, lentissimo e noiosissimo. Bè, signore e signori, bisognerà pur dirlo prima o poi: NON E’ VERO! Tanto per cominciare è corto. Corto? Si! Corto, cortissimo: solo un’ora e venti! E poi diciamolo pure senza paura che era e resta e resterà per sempre un capolavoro. Solo per intellettuali, penserà qualcuno. Ma neanche per idea!. E’ un capolavoro e basta. Sono convinto che basterebbe vederlo, e soprattutto sono convinto che andrebbe comunque visto: forse che a tutti piace la Tour Eiffel? Dubito, però se si va a Parigi la si va a vedere. Ecco, appunto!. Vederlo almeno una volta quindi, facendo almeno per una volta il trascurabile sforzo di fare la “tara” all’inevitabile spiazzamento di guardare un film che ha quasi un secolo, è in bianco e nero, è muto, è stato commissionato per propaganda politica, e nelle edizioni italiane che si possono trovare in video o dvd è solitamente corredato di una voce fuori campo abbastanza insopportabile e molto più retorica dei testi originali dei cartelli. Un po’ troppo, dite? E invece no! Perché mai come in questo caso la pura potenza visiva, mai così “cinematografica”, appunto nel senso cinetico del termine, può sconfiggere qualsiasi altro aspetto. E, udite! udite!, non è né lento né noioso! I concetti enunciati saranno pure retorici e propagandistici (e lo sono), ma non contano nulla! Si potrebbe togliere l’audio e lasciare le scritte in russo (quindi incomprensibili) e il film andrebbe avanti ugualmente con la sola forza delle immagini, con inquadrature e montaggio che “creano” il racconto con un vigore ineguagliabile, e lo portano avanti come un’opera musicale, con i suoi allegri, gli adagi, gli andanti e gli squilli di tromba. Provate a guardarlo come si guarderebbero dei geroglifici egiziani: e non credo si possa sfuggire più di tanto all’emozione trasmessa dal trovarsi davanti agli occhi l’invenzione di un linguaggio nel momento stesso in cui è stato inventato, nel capire che quella è la prima volta che una scena è stata montata così, la prima volta che una camera ha fatto quel movimento, la prima volta che un viso è stato inquadrato in quel modo. Ci sono un milione di prime volte in quegli ottanta minuti. E poi, ovviamente, la scalinata e la carrozzina. E già. Vale la pena arrivare all’ultimo quarto di film fosse solo per vedere quella scena in tutta la sua interezza. Non è da descrivere, si può solo guardare. E’ un crescendo di tensione trascinato e alimentato senza sosta e senza cedimenti dal puro rapporto fra un’immagine e l’altra. Voglio vedere chi arriva in fondo a quella scena senza aver almeno il fiato un po’ più corto… Quindi, ricominciamo ad usare il sacrosanto epiteto di “cagata pazzesca” per tutte le cagate veramente pazzesche che ci vengono propinate ogni giorno al cinema, in tv, sui giornali, in libreria, spacciate ormai quasi sempre per grandi opere, e salviamo una volta per tutte la Potemkin consegnandola con gli onori che merita al posto che merita nella storia delle arti. Insomma, l’invito è per chi non l’ha mai visto: non deve piacere per forza, anzi, ma concediamogli almeno una volta ottanta minuti della nostra vita per vederlo con la dovuta attenzione, e ciò di cui sono certo è che in ogni caso, giunti alla fine, che ci sia piaciuto o no, sapremo qualcosa di più sul cinema.
La corazzata Potemkin
[Броненосец Потёмкин - Bronenosets
Potyomkin], di S. M. Eisenstein |