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Amore tossico

di Armando Cereoli - 1/1/2005

Si potrebbe identificare come il "Trainspotting" italiano, oppure, parafrasando un altro illustre film shock sulla droga, "Noi, i ragazzi dello zoo di Ostia". Certo è che questo titolo della migliore filmografia post pasoliniana ha poco da invidiare ai titoli di cui sopra, anzi... A cominciare dal fatto che a recitare la parte di un gruppo di disperati del litorale romano sono degli autentici tossicodipendenti che si bucano sul serio lungo tutto lo svolgimento del film: in un'intervista a corredo del dvd il regista assicura trattarsi di acqua distillata o integratori, somministrati sotto controllo medico, ma i buchi ci sono veramente e il riflusso di sangue all'interno della siringa è autentico.

La trama è piuttosto inesistente, scelta di certo difficile ma compensata da una cinematografia di altissimo livello, un montaggio perfetto e una sceneggiatura azzeccatissima cui hanno collaborato gli stessi protagonisti del film. Il linguaggio è crudo, con dialoghi quasi improvvisati da ragazzi che snocciolano con disinvoltura un romanesco tanto familiare per chi è di zona, quanto disturbatorio per l'ambiente e le sofferenze da cui proviene. Un pugno nello stomaco, quindi, niente di bello da vedere, nessun lieto fine su cui sognare. La tossicodipendenza è proprio così: astinenza, marchette, papponi, lerciume, vomito, rapine, metadone, lividi sul braccio, sangue e uno stato inesistente che fa la sua debole comparsa nelle sembianze di un centro di assistenza tossicodipendenze malandato e inefficiente. Da incorniciare la scelta della location per la sequenza finale del film: il monumento a Pasolini cui il grande Caligari paga un debito di ispirazione e di stile senza tante ipocrisie. Capolavoro.

 

Amore tossico, di C. Caligari
Italia 2001

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