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Libertà è partecipazione

di Alessandro Borgogno - 3/6/2008

A volte capita, ed è un bene, che alcune cose buone si scoprano per caso. Mi cade l’occhio su un trafiletto nella pagina degli spettacoli cittadini, leggo “canzoni e monologhi di Giorgio Gaber”, e quindi non posso resistere. Bisogna andare a dare un’occhiata.

Il posto è “il Circolo degli artisti”, uno spazio un po’ pub un po’ pizzeria un po’ teatro su via Casilina Vecchia a Roma est, quasi nascosto fra un acquedotto, la ferrovia e la tangenziale.

Confesso che parto un po’ pregiudizialmente prevenuto, ma non per snobismo, perché ho conosciuto e ho visto troppe volte Gaber in teatro, proprio lui in persona, fino agli ultimi anni della sua carriera e della sua vita, e conosco bene la sua unicità nell’interpretare i propri testi, e la sua presenza scenica con cui, in assoluta solitudine, riempiva e perfino popolava di personaggi ed emozioni l’intero palco per due ore intere, in teatri enormi e stracolmi di gente in ipnotica e al tempo stesso intensa partecipazione, da sapere che riprodurne anche solo un briciolo è un’impresa quantomeno ardua.

E invece.

Invece un gruppo di giovani artisti, due attori e quattro musicisti, professionali quanto basta ma soprattutto evidentemente appassionatisi all’impresa, riescono nel piccolo miracolo di far rivivere una piccola porzione di Gaber, delle sue parole e delle sue musiche, ma soprattutto del suo spirito e della sua arte teatrale, in un teatrino con pochi spettatori che inevitabilmente dopo i primi quattro accordi de La Libertà vengono catturati da quel modo di comunicare, discutere, criticare e incantare parlando e cantando e non ne verranno più lasciati fino alla fine.

Ne esco, già alla fine della prima parte, sollevato alla constatazione che è possibile, che il teatro di Gaber e la sua genialità possono essere tenuti in vita, in tanti modi, e soprattutto dal fatto che possano appassionarcisi dei giovani, magari anche chi non l’ha mai visto da vivo, a dimostrazione che la forza del suo lavoro resiste e può essere rilanciata.

Scopro quindi, in una chiacchiera altrettanto casuale durante l’intervallo, che si tratta proprio una compagnia teatrale in piena regola, “povera ma onesta” come avrebbe detto Troisi, che nasce e ha sede a Canale Monterano, piccolo paese dell’alto Lazio. Si chiamano “Le Vignacce”, e parlando con il loro “manager”, che dalle informazioni del sito immagino essere Vito Cipolla ma se non era lui attendo correzioni, che è stato lui, giustamente della mia generazione, a far appassionare i ragazzi a Gaber e al suo teatro. Me lo dice con entusiasmo e con emozione, e capisco che ci tiene molto, che la fatica è tanta e la voglia che questa venga capita e apprezzata anche. E i ragazzi si sono appassionati davvero, mettendoci del loro e impegnandosi in un lavoro difficile che richiede una preparazione e uno studio non indifferenti.

E con umiltà e passione, colpiscono il segno. Sono bravi nelle esecuzioni musicali e sono bravi nella recitazione, lanciandosi anche in alcuni fra i monologhi più celebri e più difficili (Dopo l’amore e Qualcuno era comunista fra tutti), riuscendo a trasmettere una buona parte dello spirito e dei temi del grande “cantattore”. Dimostrano anche di saper aggiornare alcuni testi alle situazioni più recenti (soprattutto politiche) dando prova di aver colto lo spirito prima ancora di aver imparato a memoria i testi. A voler essere pignoli, forse giusto qualche appunto ad alcuni “tempi teatrali” (pause ed effetto di alcune battute) che possono essere gestiti con più mestiere, a qualche passaggio mancato dai musicisti, e, in alcuni momenti, a non far sovrastare troppo dalla musica le parole che sono pur sempre ciò che deve sempre restare in primo piano.

Ma sono piccole sbavature, poco significative.

In ogni caso, più che la specifica performance dell’altra sera, ci interessa segnalare la compagnia e la loro idea di teatro, la loro operazione di recupero e reinterpretazione del lavoro di uno dei più grandi artisti italiani del secolo (scorso) e il loro coraggio (per la scelta non “commerciale”) e la loro passione prima di tutto nel conoscerlo ed approfondirlo e poi per riportarne in scena il senso e le sensazioni.

Per uno come me, che ha conosciuto Gaber nei suoi anni migliori e che dal primo gennaio del 2003 ne sente la mancanza praticamente tutti i giorni, una lieta scoperta e una speranza concreta che, nonostante tutti i segnali negativi che ci bombardano quotidianamente, un certo tipo di cultura abbia ancora un futuro.

 

Libertà è partecipazione - Monologhi e Canzoni di Giorgio Gaber
regia di D. Laddaga
con G. D'Addario e D. Laddaga
Compagnia Teatrale "Le Vignacce"
Roma, Circolo degli Artisti

su Internet: www.levignacce.it

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