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L'Italia che vorremmo al di là delle montagne

di Ilaria Scala - 26/2/2007

Si sono appena concluse, al Teatro Vittoria di Roma, le repliche di Abbiamo due ore di vantaggio, lo spettacolino messo in scena da Marco Presta con alcuni colleghi di teatro: Annalisa Favetto e Giancarlo Ratti.

La definizione di "spettacolino" sorge spontanea, mossa dall'affetto di fan de Il ruggito del Coniglio radiofonico (tutte la mattine, da anni, su Radiodue: andare a vedere Marco Presta a teatro è come andare a trovare un parente) e dalla dimensione indiscutibilmente "piccola" della rappresentazione.

Non tanto per la scenografia, inaspettatamente varia per uno spettacolo del genere: pannelli sovrapposti, proiezioni, un finto prato con tanto di dislivello terroso e massi sporgenti. Non tanto per la durata, due ore abbondanti di monologhi, canzoni, scenette a due o a tre personaggi, intermezzi surreali e canori. E nemmeno per la recitazione, che in Marco Presta è viziata dalla derivazione radiofonica (giudicarne la mimica facciale e la dizione risulta impossibile, essendo avvezzi a sentirne solo la voce), ma nei suoi meno noti colleghi è pulita, dignitosa, ben impostata.

Piuttosto, se di spettacolino si tratta, è per la scarsezza di ambizioni dell'insieme. I testi - pur discretamente divertenti - mischiano le facili battute della trasmissione quotidiana (sulla politica, sui vizi italiani, sul costume) a tentativi di sincretismo socio-mediatico: Meraviglioso di Modugno cantata mentre sul maxischermo vengono proiettate immagini di guerra (l'Iraq, l'Afghanistan?), di disagio e degrado sociale, architettonico e sanitario di questo Paese, di volti di politici e politicanti dei nostri tempi; Se di Kipling liberamente adattata e trasformata in un inno alla rassegnazione e all'arte di arrangiarsi di noi Italiani.

Il tutto con il pretesto, suggerito dal titolo, di star scappando da qui, e di aver due ore di vantaggio (il tempo, per l'appunto, dello spettacolino) sugli inseguitori, che vogliono trattenerci al di qua delle montagne invece che lasciarci andare di là a costruire un Paese Migliore.

Inutile dirlo, alla fine si resta tutti qui, maledizione. Ma agli spettatori resta il dubbio che la fuga verso un Paese che non esiste sia una soluzione illusoria e irresponsabile. Invece che fantasticare su un Nuovo Mondo da costruire da zero, non varrebbe più la pena di impegnarsi per migliorare un po' quello che abbiamo già?

 

Abbiamo due ore di vantaggio
di M. Presta e F. Toncelli, regia di F. Toncelli,
con M. Presta, A. Favetto, G. Ratti
Roma, dal 6 al 25 febbraio 2007, Teatro Vittoria

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