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NonSoloJazz

di Lucia Falzari - 4/8/2006

Lo ammettiamo: per Stefano Bollani abbiamo un debole.

La prima volta che l’abbiamo sentito in concerto fu nel 2001 quando a Montalcino Jazz accompagnava due mostri sacri come Enrico Rava e Gato Barbieri. Concerto troppo breve, stroncato da una pioggia torrenziale, che però diede modo al buon pianista di spiccare su quei due fiati pesanti (per il troppo vino!). E diede modo a noi di restare curiosi di sentirlo, ogni volta.

Oggi si abusa della parola "genio", e non ci piace parlarne in questi termini, ma Bollani è sicuramente un pianista dotato di grande tecnica e soprattutto di un gran talento e di tanta, tantissima voglia di divertirsi al pianoforte. Un concerto così, in partenza, è un vero e proprio monologo: un rischio piuttosto alto, specie se l’artista non ha un repertorio che possa coinvolgere anche il pubblico con le canzoni, e se si vuole andare al di là degli standard e osare qualcosina di più. Ecco allora che di Bollani emerge tutta l’(auto)ironia: ne ha fatto una cifra imprescindibile per la carriera. A tratti sembra di passare attraverso le sue mani e di finirci tuffati dentro, a quel pianoforte, con le accurate confusioni di note che l'artista poi fa riemergere dalla coda, in fila, ordinatissime e pulite (talmente pulite che arriva a suonare anche con l’asciugamano).

E’ Jazz ma non è solo Jazz; c’è il Brasile, c’è l’Argentina del Tango; c’è un’Italia che è andata a cercare altri suoni, come quelli trovati da Fosco Maraini che, oltre ad essere etnologo, orientalista, alpinista e padre di Dacia, ha scritto – in una lingua inventata da lui - la divertentissima raccolta di poesie Gnosi delle Fànfole, che Bollani ha musicato insieme a Massimo Altomare nel 1998:

“Verra' l'inverno sì, verrà il mordese
verranno tante gosce aggramerine,
ma intanto il sole schìcchera gigliese
e sgnèllida tra cròndale velvine.”

(da E gnacche alla formica)

Comprenderete come noi di Parolae non si possa restare indifferenti davanti a versi come questi!

La Gnosi delle Fànfole ormai è un lavoro quasi introvabile, ma per avvicinarsi ai suoni ‘bollaniani’ almeno due dischi li vorremmo consigliare: il nuovo lavoro I visionari e Småt Småt, e quasi quasi ci aggiungeremmo anche Abassa la tua radio, un progetto che ha curato coinvolgendo cantanti come Barbara Casini, Elio (delle Storie Tese), Petra Magoni, Peppe Servillo, Irene Grandi ed altri ancora in rivisitazioni molto fedeli di canzoni italiane degli anni ’40. Una testimonianza di quanto Bollani ami collaborare con altri musicisti e attori (ci piace menzionare, tra gli altri, il versatilissimo Mirko Guerrini).

Il bis è rigorosamente improvvisato, a richiesta del pubblico, come si faceva una volta: un medley di 10 - 12 brani, dai più sadici, come 'Heidi' e 'Granada', passando per Buscaglione e Gershwin, senza trascurare De Andrè, insomma “quello che volevate ascoltare ieri sera e non vi hanno suonato, quello che avreste voluto sentire stasera e non è stato suonato… quello che vorreste sentire nei prossimi concerti cui andrete e che sicuramente non vi suoneranno!”.

Eppure non dimentica da dove è partito, Bollani, per la serie "possiamo anche scherzare finché vogliamo, ma la musica è una cosa seria", e chiude con una bella, bellissima versione di 'The man I love' da far sciogliere le vene, in una serata al chiaro di luna sotto un palco davanti alla Rocca Malatestiana di Longiano.

San Gershwin ringrazia sentitamente.

 

Stefano Bollani in concerto, 1° agosto 2006
Longiano, P.zza Malatesta

S. Bollani, Småt Småt,
Label Bleu, 2003

S. Bollani, I Visionari,
Label Bleu, 2006

S. Bollani, Abbassa la tua radio,
CGD East West, 2000

www.stefanobollani.com 

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