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Livorno - Parigi solo andata

di Alessandro Borgogno - 7/3/2006

Modigliani non è mai stato, e probabilmente mai sarà, uno dei miei pittori preferiti.

Però la mostra attualmente visitabile a Roma, al Complesso del Vittoriano fino al 20 Giugno, in qualche modo merita la visita. Pur avendo ormai un prezzo (9 Euro) regolarmente superiore al reale valore dell’esposizione che ci si trova ad attraversare, è pur vero che rimane uno dei migliori modi per confrontarsi con determinati artisti, con la loro vita e con il significato della loro opera, se ce n’é uno.

Da questo punto di vista è, ad esempio, assai efficace il breve filmato che viene presentato in apertura della mostra, dove Corrado Augias racconta con il suo consueto stile pacatamente coinvolgente, anche attraverso l’utilizzo di semplici effetti visivi, le fondamentali tappe della vita e dell’opera dell’artista livornese. (La citazione all’installazione è d’obbligo anche perché, con spudorato conflitto d’interesse, non posso non segnalare che la regia del filmato è firmata da mio fratello).

Ciò che poi, sulla scia della presentazione, ci si trova ad osservare acquista alcune sfumature che in altre circostanze forse non avrebbero sortito lo stesso interesse. Le malattie giovanili, la partenza da Livorno, il viaggio nel sud Italia, l’arrivo a Parigi e l’inevitabile incontro con lo scoppiettante ambiente culturale della capitale francese e del quartiere di Montparnasse che lo inghiottirà indissolubilmente, nel bene e nel male. La galleria di fotografie dei personaggi che hanno segnato la vita di Amedeo Modigliani diventa così una sequenza di ritratti dove poter cercare uno sguardo, un segno o altro di significativo che possa aiutare a spiegare qualcosa di ciò che poi si ritroverà sulle tele. In questo senso, è davvero straordinaria per bellezza e intensità la fotografia del grande amore della sua vita, Jeanne Hébuterne, destinata poi fatalmente a divenire anche il motore più o meno involontario della cosiddetta “leggenda nera” di Modì (alla notizia della morte dell’artista in un ospedale di Parigi per la definitiva consunzione dovuta agli strascichi della tubercolosi e alle conseguenze di una vita sempre meno rispettosa di sé, lei si gettò dalla finestra, incinta di otto mesi, uccidendo così in un colpo solo se stessa e il loro futuro).

E poi i quadri. La prima cosa che colpisce è la quasi totale monomania. Sono quasi tutti ritratti, più tre nudi davvero notevoli. Quasi che la sua pittura volesse resistere al sopraggiungere impetuoso della tecnica fotografica che ormai sostituiva i pittori nel loro ritrarre volti e personaggi, quasi a voler insistere nell’idea che solo la pittura, con la sua possibilità di stravolgerne i connotati e le proporzioni, poteva ritrarre anche l’anima.

In questo certo risultava impietoso, e c’é da chiedersi quanti davvero apprezzassero il modo in cui erano stati ritratti.

In qualche modo però questa scelta segnò anche la sua fortuna, tanto che ancora oggi possiamo definire “alla Modigliani” un collo particolarmente lungo o un volto particolarmente affilato. Come diceva Fellini, quando il tuo nome diventa un aggettivo vuol dire che davvero sei riuscito a lasciare un segno.

Una parola sui tre grandi nudi di donna presenti alla mostra, sdraiati in pose leggermente diverse ma tutti e tre inconfondibilmente maudit. E’ strano constatare come, anche se non dovessero piacere, non si può fare a meno di ammettere che pur nella loro stranezza sono belli. Così, semplicemente belli.

Alla fine ciò che resta è un interrogativo non risolto, e forse per questo davvero interessante. Il dubbio è quanto del personaggio Modigliani sia un classico prodotto dello stereotipo di “artista maledetto”, fors’anche più costruito a posteriori che reale, e quanto ci sia di autentico potere comunicativo della pittura, delle forme, della sintesi visiva. Viene da chiedersi se sia stata più conformista la sua scelta di una vita in qualche modo “maledetta” in un periodo in cui tutti gli artisti in un modo o nell’altro lo erano, o se, mentre esplodevano con grandi fortune il cubismo e l’astrattismo, sia stato più anticonformista il suo insistere in modo quasi maniacale su una rappresentazione dell’arte totalmente personale, personale per lo stile e personale per i temi rappresentati.

Mancandogli probabilmente il genio che era toccato ad altri suoi contemporanei (primo fra tutti Picasso), lasciarci in eredità un dubbio di questo genere forse è un elemento non secondario della sua grandezza.

 

Modigliani
Roma, Complesso del Vittoriano
Via S.Pietro in Carcere – Fori imperiali
24 Febbraio – 20 Giugno 2006

 

Nel 2010, questo articolo è stato inserito nella raccolta Attraverso le forme, che potete trovare qui.

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