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La prospettiva di Laura

di Claudia Macaluso - 23/2/2005

Finalmente siamo arrivati alla data del concerto prenotato a fatica da mesi. La curiosità mi ha ancora una volta spinto a tutto ciò, dopo che due anni fa, per un contrattempo, ho mancato l’appuntamento.

Arriviamo con un’ora d’anticipo sull’inizio e subito la prima sorpresa: il Palalottomatica è già quasi al completo. Il pubblico è abbastanza omogeneo, in prevalenza giovani tra i 20 ed i 35 anni (forse anche con una preponderanza di donne), che esplodono in un tripudio assordante di applausi e grida non appena la sala si oscura e si dà inizio allo spettacolo.

Appare Laura, con top e pantaloni neri che avvolgono le sue forme, e si fa avanti intonando Gente. Comincia qui un percorso tra canzoni vecchie e nuove, sapientemente alternate: da La solitudine alle più recenti La prospettiva di me e Benedetta passione (scritta per lei da Vasco Rossi e che conclude con un passaggio su Ogni volta del cantautore emiliano, di cui accenna anche un’imitazione vocale), passando per Non c’è, Seamisai (dedicata alla sua amica Vittoria Belvedere) e Resta in ascolto (proposta sia nella versione spagnola dance remix di Tommy Vee sia in quella originale, presente nell’ultimo album), si arriva a Surrender (unico brano del contrastato cd in inglese) e Tra te e il mare. Le canzoni scorrono ed è difficile, pur non essendo fan, non conoscerle, non canticchiarle e non farsi coinvolgere dai ritmi pop degli arrangiamenti accuratamente studiati ed eseguiti dalla assortita band.

Le doti della Pausini si evidenziano una dopo l’altra: prima su tutte la voce, potente, limpida, non subisce flessioni fino alla fine; la domina a perfezione con tecnica, senza eccedere in inutili virtuosismi; l’unico neo è che, a tratti, appare un po’ urlata. La sua interpretazione e presenza scenica sono molto equilibrate, non scadono mai nell’eccessivo, si muove con agio sul palco, l’unico momento “sorprendente” è quando spunta da sotto il palco grazie ad un piccolo elevatore.

Dal susseguirsi dei brani traspare nettamente l’evoluzione musicale e compositiva di questi dodici anni: La solitudine è ormai lontana, ma non per questo rinnegata. Adesso la Pausini collabora in prima persona alla stesura delle sue canzoni e vanta anche un pezzo (Mi abbandono a te) scritto su musica di Madonna, che esegue con grande trasporto. Ma deve ancora fare un piccolo passo per superare, nei testi, qualche banalità (“Scriverò il tuo nome in maiuscolo / fino a che non sia grande come te” dall’omonima Il tuo nome in maiuscolo dell’ultimo album) ed arrivare ad imporsi anche come autrice/interprete di qualità.

Di tanto in tanto dialoga con il pubblico, ringrazia noi sconosciuti presenti nello stesso modo in cui ringrazia i suoi colleghi Claudio Baglioni e Renato Zero, intervenuti ad applaudirla. Ed è questa la forza di Laura: essere rimasta, nonostante il successo mondiale, quella che era, la ragazza di Solarolo che non esita un istante a porgere, mentre canta, la sua bottiglia d’acqua per soccorrere chi, nelle prime file sotto il palco, si è sentito poco bene.

 

Laura Pausini Live
Roma, 16 Febbraio 2005, Palalottomatica

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