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E adesso, pover'uomo?

di Andrea Scala - 6/1/2009

E adesso, pover’uomo?

E’ quello che mi è venuto in mente nei giorni scorsi quando è stato comunicato che l’Euribor 3 Mesi (l’indice sui cui si basa la determinazione delle rate dei mutui immobiliari a tasso variabile) è sceso sotto il 3%, con sollievo per le rate dei mutui stessi.

Cosa hanno detto al riguardo le organizzazione dei consumatori che nei mesi scorsi, al manifestarsi in Italia della crisi economica mondiale, con effetti anche sui tassi, fecero una insistente battaglia mediatica per obbligare le banche a consentire il passaggio da mutui a tasso variabile a quelli a tasso fisso? E cosa hanno pensato coloro che hanno fatto quella scelta? Qualcuno aveva detto loro che i tassi avrebbero potuto scendere nuovamente? Ed ora si può tornare indietro? Difficile. E alla fine, quindi, chi ci ha rimesso?

Forse nell’ebbrezza del periodo natalizio ci siamo persi qualcosa, ma ci pare proprio che non ci sia stato alcun tipo di reazione a questo fatto, soprattutto da parte delle associazioni dei consumatori.

Un’analoga situazione si verificò anni fa a proposito dell’“anatocismo” sui conti correnti bancari (il dizionario enciclopedico Treccani alla voce “anatocismo” recita: “produzione di interesse su interessi”). Qualcuno ricorda la battaglia delle suddette associazioni contro tale piaga? In sintesi: gli istituti bancari solevano contabilizzare gli interessi creditori ogni fine anno mentre quelli debitori (sui saldi “in rosso”) ad ogni fine trimestre solare. Così, ogni tre mesi, questi ultimi (gli interessi debitori) diventavano capitale su cui calcolare gli interessi nei trimestri successivi, con aggravio del debito; gli altri (gli interessi creditori) no.

In effetti la disparità di trattamento era in aperto contrasto con qualsiasi norma di equità e buon senso, se non di legge, e ne va dato atto a chi ha sollevato la questione.

Dopo molte resistenze, le banche trovarono il modo di risolvere il problema. Invece di addebitare gli interessi passivi a fine anno, come sarebbe stato più vantaggioso per i correntisti, decisero di contabilizzare trimestralmente tutti gli interessi, sia attivi che passivi.

In periodo di remunerazione dei conti sempre più esigua (e praticamente nulla in moltissimi casi), si è avuta così la conseguenza che spesso queste scritture trimestrali risultano negative in quanto gli interessi stessi non riescono a coprire le spese fisse contrattualmente previste.

Naturalmente le banche hanno fatto il loro gioco. E i consumatori ci hanno rimesso.

Anche in quel caso, quel che ci ha sorpreso è stato l’assoluto silenzio delle associazioni incaricate di difenderli. Che la loro giusta iniziativa si sia conclusa con effetti deleteri per la stragrande maggioranza dei correntisti a loro non è importato un fico secco. E non abbiamo sentito un solo intervento di critica in merito alla soluzione adottata.

"O mitos deloi" che, nella nostra società fondata sulla comunicazione, è importante prima di tutto avere visibilità (e se possibile lucrare qualcosa, magari in pubblicità). Se si riescono ad ottenere risultati positivi bene; ma se, al contrario, da talune azioni derivano conseguenze negative è opportuno stendere al più presto un velo pietoso e pensare ad altro.

 

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