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Facce da book

di Alessandro Borgogno - 10/11/2008

Mi sono iscritto a Facebook. Sono già su MSN, ma pare sia carino, ci sono altri miei amici e colleghi. Poi ne parlano anche in tv e sui giornali, può essere interessante. Ho il mio space, la mia bacheca, i miei album di foto. Dopo due giorni ho venticinque amici. Amici? Io in realtà ne ho tre o quattro, questi mi sembrano un’altra cosa, però si chiamano amici. Vabbè. Ogni giorno vengo informato su una serie di cose interessantissime, tipo: Maria va a mangiare, Mario oggi è stanco, Marcello si è fidanzato, Marcella ha passato una bella serata... ho messo un po’ delle mie foto, di viaggi, di animali, di città, poi comincio a capire che le foto su Facebook non si usano proprio per quello. In realtà tutti mettono le foto proprie, con la propria faccia, spesso sono anche foto abbastanza orrende. Mario alla cena con gli amici (gli amici veri o gli amici di Facebook? Non lo saprò mai), Maria sulla spiaggia in bikini, Marcello da solo, Marcello che fa le facce strane, Marcella che fa la linguaccia, Marcella che balla in discoteca. Comincia a suonarmi un po’ di esibizionismo, ma faccio finta di niente. Scopro che ci sono gruppi e cause a cui si può aderire. Non capisco bene cosa se ne faccia poi, però alcune vengono anche citate dai giornali come cose importanti, e allora provo a trovare qualcosa di interessante. Aderisco a un gruppo per la solidarietà a Roberto Saviano, aderisco ad una causa di protesta contro la legge Gelmini che massacra la scuola. Bene. Il buon 99% degli altri gruppi e cause però sono cose tipo Lottiamo contro la scomparsa del congiuntivo, Quelle che si sentono delle maialine sexy, e anche un meraviglioso Entriamo nel guinness 2009 - il gruppo più numeroso di Facebook, praticamente un metagruppo in un metaluogo di una metacelebrazione della metacomunicazione… Creo anch’io un gruppo. Si chiama “Ma pensi che ci possa interessare?”, e dopo poco scopro che potrei metterci dentro tutto Facebook, praticamente ho creato un contenitore più grande di ciò che lo contiene. Una vertigine. L’effetto migliore, ma pochi potrebbero coglierlo, si ottiene con le notifiche automatiche dello stesso Facebook, che in questo modo si trova a comporre messaggi del tipo “Alessandro ha creato il gruppo ma pensi che ci possa interessare?” oppure “Mario si è iscritto al gruppo ma pensi che ci possa interessare?”. Esatto. Quasi perfetto. Scopro che il modo più simpatico per usare Facebook è cazzeggiarci con i colleghi, cioè con i compagni di stanza, praticamente una versione pseudo-cerebrale di un videogioco in rete. Geniale? Forse. Per la gran parte dei commenti e delle notizie che ci trovo (gran parte? La quasi totalità…) lo trovo piuttosto masturbatorio, e magari di per sé il termine potrebbe non essere necessariamente tragico (certo forse proprio positivo non potrà esserlo mai). Poi scopro che qualcuno mi ha "taggato" in una foto. La cosa si fa inquietante. Prima devo capire cosa cacchio vuole dire, poi capisco che è qualcuno dei tuoi amici che ha messo una foto in cui ci sei anche tu e allora ti ha praticamente messo una didascalia con il tuo nome nella foto. Questa roba comincia a puzzarmi di violazione della privacy, ma al di là delle leggi fredde e spesso con poco senso, più che altro mi puzza di “ma chi te l’ha chiesto?”, “ma chi ti conosce?”, “ma come ti permetti?”. Mi sa che sbaglio io, sembra che invece tutti si divertano molto. Foto di se stessi e degli altri in tutte le pose possibili. Una gigantesca portineria dove tutti si fanno gli affari di tutti con il consenso di tutti. Poi scopro anche che qualcuno lo usa, o tenta di usarlo, per sapere cose su qualcun altro che magari quello non vuole fargli sapere, però chissà perché quello comunque mette lo stesso tutti i fattacci suoi su Facebook, però poi impedisce a quel qualcuno di accedere alle sue informazioni (geniale) allora però quello se le vuole sapere lo stesso magari cerca di entrare con un altro nome, oppure cerca di fare amicizia con qualcuno che è amico di quello che non vuole fargli sapere le cose così vede anche lui le cose quello scrive sulla bacheca di quell’altro, oppure si fa un nuovo account con un altro nome e chiede amicizia sotto mentite spoglie... Ragazzi, uscite e andate al cinema per favore. A teatro. Allo stadio. Oppure a rimorchiare (non in rete, dal vivo!), oppure drogatevi, o schiantatevi con la macchina contro un platano. Fate qualcosa di vero per cortesia.

Certo non è che si possa dire che non sia stimolante. A me vengono in mente un sacco di cose, potrei scrivere per ore. Però pochissime positive. Che vorrà dire? Sicuramente sono io che sono vecchio.

Una cosa positiva però mi è capitata: ho beccato un amico (vero). Un ex collega di un precedente lavoro che non sentivo da molto. Appena possibile magari ci vediamo e ci raccontiamo un po' di cose. Comunque il suo numero ce l’avevo ancora, e lui il mio. Quindi potevamo pure telefonarci. Vabbé, non facciamo gli snob.

Comincio anche a nutrire dubbi sul nome. Va bene "face", visto che non si vedono altro che facce (e non aggiungo aggettivi), ma "book"? Cosa c’è che somiglia anche solo vagamente a un libro in questa lavagna sconfinata dove tutti scrivono qualsiasi baggianata e possono facilmente far affogare qualunque messaggio in un mare di altri messaggi che lo confonde e lo annulla?

Sarà per il significato di book che non è proprio come quello che noi diamo a libro. Qui sembra tutto molto più album fotografico di baggianate, registro delle presenze nel nulla, bacheca di scuola senza informazioni utili. Sarà per quello.

Si dirà che come in tutte le cose ci si trova il peggio e il meglio delle persone, io per ora ci trovo molto più del peggio che del meglio, e la domanda diventa: è lo strumento che fa tirar fuori tutto il peggio e tutto l’inutile o sono le persone che hanno da esprimere soprattutto l’inutile?

Io resisto. Continuo a cercare un modo di usare Facebook per qualcosa d’interessante. Al momento però non lo trovo ancora, e le cose minimamente interessanti preferisco scrivere su Parolae.

 

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