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Strategie politiche e pozioni magiche

di Alessandro Borgogno - 16/2/2006

Stavolta mi viene da elargire un paio di consigli. A chi? Diciamo all’Unione, o a come vorranno chiamarsi, cosa che già di per sé ritengo poco importante.

A proposito degli slogan

Il primo consiglio riguarda la comunicazione, e questo davvero vorrei che potesse leggerlo qualcuno in grado di consigliare chi poi influisce in qualche modo sulle decisioni e sulle strategie.

In questo momento sembrano tutti concordi nel dire ai leader di centrosinistra che l’importante è avere degli “slogan”, delle frasi brevi, semplici, di effetto e di immediata “presa” per poter comunicare il programma di governo. Le cosiddette “dieci frasi” o robe del genere.

E a questo proposito a quanto pare tutti, sia a destra che a sinistra, sembrano non poter rinunciare alla facilissima ironia sul “programma da 250 pagine”.

Bè, il mio consiglio è: non ci cascate ancora una volta, per favore.

Provate, almeno una volta, a fare il contrario. A comunicare (davvero) il messaggio che governare non è una cosa semplice, non si fa con gli slogan e con le frasi facili, che i problemi sono complessi e complicati ed esigono risposte complesse e complicate. Che dare risposte semplici a problemi complessi significa, questo sì, fare demagogia. Che un programma di 250 pagine è una garanzia di serietà rispetto a dieci frasi urlate dai cartelloni che nascondono il vuoto. Che non si governa e non si risolvono i problemi con parole come “Più”, “meno” e altre sintesi matematico-aziendalistiche. Che il programma è lungo e complesso e anche difficile da comprendere perché così sono i problemi da affrontare, e se lo si vuole comprendere bisogna anche fare uno sforzo per leggerlo, per capirlo e per comprenderlo. Che governare non significa risolvere i problemi con una frase ma, appunto “governarli”. Chi cerca le soluzioni facili, prego, rivolgersi pure da un’altra parte, la porta è quella, qui si cerca di lavorare e di affrontare i problemi seriamente. Qui non si gioca, grazie.

E se proprio vi serve uno slogan, allora usate proprio questo concetto: “I problemi complessi dell’Italia si affrontano con soluzioni complesse”. Si può fare meglio? Sicuramente sì. Gli esperti di comunicazione li avete voi. Li pagate anche bene. Fateli lavorare.

A proposito delle pozioni

Il secondo consiglio è strategico, e si traduce nella semplice lettura di uno straordinario saggio socio-politico. Si intitola Asterix e la Zizzania, è stato scritto da René Goscinny e come sempre magnificamente disegnato da Alberto Uderzo. Pubblicato in Italia da Mondadori nel lontano 1970.

La storia di basa su un paio di trovate assolutamente geniali.

La prima è rappresentata dal fatto che i Romani, alla continua ricerca della soluzione per poter distruggere il villaggio dei Galli ribelli, finalmente capiscono una cosa fondamentale: il segreto dell’invincibilità dei galli non è soltanto nella prodigiosa pozione magica del druido Panoramix, ma soprattutto nella loro unione. Litigano di continuo, si azzuffano, ma niente potrebbe davvero dividerli di fronte al nemico.

Il secondo colpo di genio sta nel materializzare in un personaggio, il romano (ex-carcerato, o meglio “graziato” da Cesare proprio per questa missione) Tullius Detritus, un autentico “portatore sano di zizzania”. Un tipo piccolino, viscido e sgradevole ma per niente stupido che possiede il prodigioso talento di far litigare chiunque abbia a che fare con lui. Al suo solo apparire, le facce e persino i fumetti dei presenti cominciano a diventare verdi e scoppiano immancabilmente risse furibonde, tutti contro tutti.

La strategia dei romani ottiene un successo straordinario. Con pochissime mosse azzeccate il seminatore di zizzania riesce a far deflagrare all’interno del villaggio qualunque tipo di invidia, rancori, ostilità, ostruzionismi, rivalità. In questo caos, ovviamente, la bevanda magica non ha più alcun significato. Tutt’al più servirebbe a qualcuno per qualche piccola e meschina rivalsa su qualcun altro dei suoi amici, ma sarebbe assolutamente inutile contro i veri nemici, e giustamente lo stesso Panoramix (unico dei pochissimi rimasti indenni al “contagio”, insieme al cagnolino Idefix e al bardo Assourancetourix) si rifiuta di distribuirla.

Ed è in questa eccezionale, tragica e assai verosimile situazione che il villaggio degli invincibili si trova dilaniato al suo interno nel momento in cui fuori arriva l’intero esercito romano, che ha provocato volontariamente il caos, sotto il comando del seminatore di zizzania diventato nel frattempo generale, e davvero sembra che stavolta sia giunta la fine degli irriducibili Galli.

Naturalmente ora non scenderò nei particolari di come la storia si svolge e prosegue (cercatelo o compratelo e leggetevelo: è un capolavoro), quello che è importante è la scontata conclusione: i Galli si rendono finalmente conto che la loro forza risiede nella loro unità, si riappacificano velocemente e tutti insieme gonfiano di botte il generale Detritus e tutto il suo esercito.

Oh oui!

 

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