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Interrompiamo i programmi per una comunicazione di servizio

di Lucia Falzari - 08/12/2005

Era il 1991, e al Festival di Sanremo il trio di cantanti formato da Bungaro, Marco Conidi e Rosario Di Bella, portò una canzone con un ritornello fortunato (non quanto i tre cantanti, poi ritornati nelle nebbie musicali):

"Pensa se domani fosse un giorno eccezionale
Uno di quei giorni senza il telegiornale."

Oggi, quasi 15 anni dopo, di giorni così eccezionali ne abbiamo tanti, la radio mattutina mi trasmette le scuse dei giornalisti per il servizio ridotto, causa sciopero. Ho iniziato ad accogliere queste comunicazioni con una strana vena di sollievo.

Non so se sia possibile rinunciare all'informazione, ma forse in concreto l'abbiamo già fatto, dal momento che non ci sono più le notizie! Giornali e televisioni (la radio già di meno, ma è un mondo a parte) ormai hanno finito con il riportare i "botta-e-risposta" delle parti politiche su tutto; il mondo dei portaborse ha lasciato spazio ai portavoce (o forse sono gli stessi che hanno cambiato denominazione della mansione).

La TAV in Val di Susa: la Sinistra dice "x", la Destra dice "y".

Nuova ondata di violenze sulle donne: la Sinistra dice "x", la Destra dice "y".

Il latte per neonati intossicato da un inchiostro: la Sinistra dice "x", la Destra dice "y".

Un terremoto...

Sbatti il mostro in prima pagina....

E la canzone proseguiva:

"Pensa un giorno nuovo senza buoni né cattivi
Dove l'unico pensiero essere vivi."

Già: buoni o cattivi, rock o lenti, neri o rossi, acqua o fuoco. Ma come si fa? Mi viene da pensare che sono una persona fondamentalmente buona ma che se mi fanno arrivare "in cima" posso essere cattivissima, che alcuni dei più bei pezzi rock sono lenti (Little wing docet), che ho un tappeto rosso bordato di nero, che quando scivolo sull'acqua mi sento il fuoco nelle vene. E non riesco a farmi incasellare in questa forzatura così manichea.

E allora, a un annetto da una laurea in Scienze della Comunicazione, ho progressivamente smesso di leggere i giornali, di ascoltare i tg e i notiziari. Giusto qualche giornale radio e le ANSA. Sto prendendo un master in incomunicabilità, forse, ma sono in ottima compagnia: siamo sempre di più ad avere come solo pensiero quello di essere vivi.

Prossimamente al di fuori di questi scheRmi.

 

La comunicazione di servizio:

La canzone è E noi qui. A Sanremo quell'anno vinse Riccardo Cocciante, seguìto da Renato Zero con la splendida Spalle al muro e terzo arrivò Marco Masini, ma si esibirono anche la compianta Ofra Haza, Phil Manzanera, Sarah Jane Morris, Grace Jones.

Soprattutto fu l'anno di Siamo donne (oltre alle gambe c'è di più).

 

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