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L'illusione del potere

di Ilaria Scala - 4/7/2005

Cantanti del calibro di Nek, Laura Pausini e Biagio Antonacci (ma anche De Gregori, Ligabue e Jovanotti) si sono dati appuntamento all'evento dell'anno: il Live8 dello scorso 2 luglio, sulla falsariga del Live Aid dell''85, ha chiesto agli otto capi di stato del G8 di annullare il debito dei paesi poveri nei confronti dei paesi ricchi.

Dieci anni fa, al contrario di oggi, chi assistette al concerto pagò il biglietto: gli artisti misero in vendita la loro esibizione, la loro musica, la loro faccia così com'era, e rinunciarono al loro compenso per devolvere l'incasso in beneficenza. La gente pagò per vederli e sentirli così com'erano, con l'immagine che portavano in giro da anni e con la bravura che tutti riconoscevano loro, indipendentemente dalla causa. Paradossalmente, il pubblico del Live Aid poteva anche non sapere nulla delle condizioni degli Africani: pagò per vedere i suoi idoli, ed ebbe ciò per cui aveva pagato.

Invece, il Live8 è stato un evento gratuito, come recitavano già i cartelloni ("Non vogliamo i tuoi soldi, vogliamo te!"). Questo dettaglio apparentemente insignificante ne cambia la natura e il senso.

La gente ha partecipato in massa come partecipa a qualunque evento di massa, che sia il Primo Maggio, la Festa dello Scudetto o il Cornetto Free Music Festival. Il Live8 è stato un messaggio in sè, esisteva per il messaggio che voleva trasmettere. I cantanti non portavano in scena se stessi come artisti che rinunciavano ad un incasso, portavano in scena il messaggio stesso. Se erano lì, non era per garantire un risultato "economico" a favore di una giusta causa; era per richiamare l'attenzione su un'idea di cui essi erano testimonial, e della cui giustezza dovevano persuadere il pubblico.

Quanti fans della Pausini sono andati al concerto perchè desiderosi di invocare la cancellazione del debito? Quanti di loro ci sarebbero andati anche se non ci fosse andata la Pausini? Quanti avrebbero pagato per andarci, tutto quel caldo, dieci ore di attesa, due-tre canzoni soltanto, per la causa? E quanti hanno compreso fino in fondo la causa della causa, e le conseguenze dell'effetto, se un effetto ci sarà? Qual è il senso ultimo di Sting che suona la chitarra davanti al faccione di Berlusconi virato in tricolore?

Queste e mille altre domande ci son venute in mente nell'assistere al Live8. E, a forza di pensarci su, siam giunti ad una conclusione raggelante: mai come in quest'epoca l'opinione pubblica ha avuto mezzi, forme,  strumenti tecnologici evoluti e non-filtrati per esprimersi ed esercitare la propria influenza su chi ha il potere di prendere le decisioni che contano. Mai come in quest'epoca centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo hanno avuto la possibilità tecnica di far sentire la propria voce ad otto persone fisicamente e socialmente distanti.

Mai come in quest'epoca, però, questa influenza è stata, in realtà, illusoria.

Abbiamo il sospetto che Liga-Jova-Pelù, pur con tutta la loro buona fede e la loro potenza mediatica, non basteranno a far sì che al prossimo G8 Bush si sieda e dica: "C'era un'istanza del signor... Cherubini, a proposito del debito. Lo vogliamo cancellare?"

Il fatto che chiunque possa parlare non implica automaticamente che qualcuno lo ascolti. Speriamo in una immediata cancellazione del debito (e in una politica davvero lungimirante, costruttiva, rispettosa, tollerante, non in un gesto fine a se stesso) perchè il nostro pessimismo possa essere smentito.

 

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