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Una Donna, con la "D" maiuscola

di Lucia Falzari - 22/3/2005

Quando la mia collega mi ha telefonato per dirmelo non ci potevo credere, e mi son messa a ridere.

“Lo abbiamo perso, - mi dice, riferendosi ad un incarico di ufficio stampa per un importante evento sportivo - e indovina perché? Cos’abbiamo tu ed io in comune?”.

Rispondo: “Gli occhi chiari?”

“No cara, siamo donne”.

Non mi era mai successo, lo confesso, e mi ero sempre piccata di aver avuto a che fare più con problemi relativi alla discriminazione per via dell’età (giovane!) che non per via della mia appartenenza all’universo femminile. Eppure non riesco ad essere arrabbiata, solo perplessa. Non voglio puntualizzare sulla miopia di una persona che reputa due donne inadeguate ad un compito di ufficio stampa, quando oramai è palese quanto queste siano dotate e sempre più potenti in quell’ambito, ma semplicemente sul fatto che ad oggi questa possa ancora essere una condizione da porre su un tavolo contrattuale.

“Mettici chi ti pare, ma non una donna”.

Abitualmente rifuggo, se non per pura speculazione mentale, le discussioni a sostegno o a detrimento dell’uno o dell’altro sesso, e penso sia molto importante che la complementarietà delle due parti venga considerata come ricchezza e fonte di equilibrio. Yin e Yang.

In un caso come questo non mi sento vittima in quanto donna, né mi va di fare la parte dell’offesa, dato che la persona in questione non ha nemmeno conosciuto me o la mia collega. Grazie al cielo, per un lavoro che se ne va ce n’è un altro che si amplia, e sicuramente lavorare con persone che già hanno di queste preclusioni avrebbe rappresentato un problema in più.

Molto più semplicemente sono dispiaciuta, come essere umano, che certi episodi avvengano - ancora nel 2005 - in questi termini, e soprattutto che ci possa essere anche chi ne soffre o ci rimette, in tempi che già di per sé non sono più aurei.

 

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