editoriali

 

Il Paese Superiore

di Ilaria Scala - 6/1/2005

Comincio a stufarmi dello snobismo italico.

Ci sentiamo superiori ad altri popoli, e ad altri Paesi, in nome della nostra cultura e tradizione millenaria.

Ci sentiamo superiori ai paesi anglosassoni, figli dei Barbari, dei Vichinghi e dei reietti d'Europa; ci sentiamo superiori ai paesi del cosiddetto Terzo Mondo, dove il nostro modello di civilizzazione ha attecchito più tardi.

Ci sentiamo superiori perchè i nostri avi inventarono il diritto e la letteratura, e perchè governarono un impero secondo solo, per longevità, a quello della Chiesa Cattolica.

In questo Paese Superiore alcuni cittadini abitano in baracche inagibili, alcune regioni non hanno autostrade né binari ferroviari né fogne a sufficienza, esistono analfabeti e terremotati, e i palazzi delle periferie possono crollare per una caldaia fuori norma.

In questo Paese Superiore la politica si fa in televisione, il calcio conta più della politica, il Presidente del Consiglio è - a turno - indagato o sotto processo (o incerottato).

In questo Paese Superiore non sono rare le risse in Parlamento (luogo sacro della democrazia).

In questo Paese Superiore i laureati sono costretti a lavorare gratis per anni, prima di avere un impiego stabile che garantisca loro l'autosufficienza economica, e la televisione propone come modelli professionali vincenti le veline, le mogli dei cantanti, le fidanzate dei calciatori e i reduci dei reality show.

In questo Paese Superiore alcuni cittadini trovano il tempo di scendere in piazza per opporsi all'ingresso di un paese inferiore nella Comunità Europea, e tutto quello che la maggioranza sa dire in proposito è "La storia non si svende." (perchè? cosa c'entra? la storia di chi? e se si potesse svendere, la storia, chi se la comprerebbe?), e tutto quello che sa dire l'opposizione è "Ciò dimostra la divisione interna alla maggioranza."

Cioè, in questo Paese Superiore il dibattito politico e l'eco che ne fa l'informazione non vertono sui temi, sui contenuti, bensì sul dibattito stesso, e sui vantaggi elettorali che le opposte forze potranno trarre dal loro modo di condurlo.

Forse i nostri antenati speravano che ci facessimo qualcosa di meglio, con la cultura che ci hanno tramandato. Forse speravano che, invece di lasciarla impolverare nei musei ad uso dei Giapponesi, riuscissimo anche a portarla nelle strade, nelle case, nelle istituzioni, nei modelli sociali di riferimento.

E invece no. Avevamo un vantaggio in partenza e non l'abbiamo sfruttato per primeggiare davvero. Il Paese Superiore funziona un po' peggio dei paesi inferiori, produce meno ricchezza e meno felicità. Mettiamoci pure a fare gli snob, e davvero Dante e Cicerone si rivoltano nella tomba. Dalle risate.

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