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Per brevità, davvero troppo poco

di Ilaria Scala - 26/5/2008

Davvero troppo poco, questa volta, caro Degre.

Un nuovo disco di inediti per il nostro prolifico e "principesco" cantautore romano Francesco De Gregori, Per brevità chiamato artista; un disco che fa di nuovo il punto su un'epoca confusa, distratta, povera di valori e di ideali, in cui "C'è gente senza cuore in giro per la città. Di notte bruciano persone e cose solo per vedere che effetto fa" (da 'Finestre rotte'); un punto lucido e senza speranza, ma anche - ci sembra - un punto stanco e trito, senza ispirazione e senza quelle zampate poetiche con cui il cantautore aveva saputo graffiarci solo pochi anni fa (vedi l'album Amore nel pomeriggio, che resta uno dei suoi migliori dell'epoca recente, con canzoni come 'L'aggettivo "mitico"' e 'Sempre e per sempre').

Nel disco imperano le ballate "alla degregori", ma tutte con l'aria del già sentito, nessuna memorabile né nella musica né nel testo. Si distinguono, infatti, soltanto poche canzoni dalla vena lirica ('Volavola' e 'L'infinito') o vagamente rock ('Carne umana per colazione'), che, all'interno di un'opera sostanzialmente monocorde, riescono a farsi ascoltare con un minimo di curiosità e piacere.

La cover 'L'angelo di Lyon' rende onore agli autori della musica Tom Russel e Steve Young e al paroliere italiano Luigi Grechi (fratello del cantante), ma il piccolo cameo non basta ancora a fare dell'ennesimo disco un bel disco.

Insomma, il Principe avrebbe fatto meglio ad aspettare ancora un po' a pubblicare nuovi inediti. Per brevità chiamato artista è tanto curato nel packaging quanto sciatto nei contenuti. Davvero troppo poco. E noi, da uno come De Gregori, ci aspettiamo parecchio di più.

 

F. De Gregori, Per brevità chiamato artista
Sony BMG, 2008 

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