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L'Alba di Cocciante

di Alessandro Borgogno - 24/12/2007

Sono fatto così. Di fronte all’invasione di cofanetti, compilation e multicd che recuperano artisti e canzoni dei decenni passati, spesso meritoriamente e altrettanto spesso riciclando per motivi commerciali chi non lo meriterebbe affatto, a me viene sempre più spesso di andare invece a recuperare i dischi originali, o per meglio dire l’incisione su cd dei dischi così come l’artista li aveva pensati, realizzati e fatti uscire sui grandi dischi di vinile chiamati LP, quando le canzoni contenute si chiamavano canzoni e non track. Quando li si trova, ci si ritrova anche dentro una unità di intenti e di suono, una completezza di contenuti legati agli anni, al momento e al concetto di “album” che nessuna compilation per quanto ben fatta restituirà mai.

Su questa linea ho recuperato, in versione cd, uno dei primi e più bei “dischi” di Riccardo Cocciante, L’Alba. Un po’ perché legato a ricordi di adolescenza e giovinezza, un po’ perché obiettivamente trovo che sia una delle sue migliori produzioni del primo periodo, che è anche stato il suo migliore, e forse è il suo migliore disco in assoluto insieme a Concerto per Margherita.

Le canzoni sono tutte molto belle, e in tutte c’è una struttura praticamente identica, inizio calmo al piano, iterazione della melodia e crescendo di suono e di voce fino a concludersi quasi regolarmente in un urlo. Non credo abbia più avuto una voce così, il piccolo italiano nato in Vietnam. Sale ad ogni giro con una cadenza e una impressionante potenza al tempo stesso rauca e limpida.

Era il primo periodo della sua carriera artistica, e firmava tutte le canzoni insieme a Marco Luberti, in una sintonia di temi e di toni evidentemente felice. Su tutte le canzoni aleggiano inesorabili alcuni sentimenti ricorrenti: la malinconia, la rabbia, la solitudine, il tradimento, l’abbandono. Certo non è un ascolto che rallegra gli animi, ma in quelle canzoni Cocciante metteva un’energia e una vitalità mai più ritrovate nelle sue successive fasi artistiche, né nel panteismo bucolico dei cervi a primavera né nel recente trionfo pop del suo musical parigino, pur di pregevolissimo livello.

Svetta su tutte l’autentico gioiello dell’album, "Il Tagliacarte", sorta di variazione noir sul consueto tema dell’abbandono e del tradimento, ma non sono da meno il crescendo inesorabile e liberatorio de "L’Alba", che sembra evocare fughe non solo metaforiche ma quasi richiamare molto lontanamente le disgrazie del suo paese d’origine, la tensione preparatoria di "Smania", e poi ancora il senso del destino di "Era già tutto previsto", e poi le atmosfere più delicate e più classicamente poetiche di "Vendo" e "La morte di una rosa", la sincera e antiretorica "A mio padre", l’apparente cinismo di "Canto popolare", la strabiliante sfacciataggine, per i tempi, di "E lei sopra di me", e il piccolo geniale colpo di coda di "Comica finale" (come tutte le comiche, tristissima anche quella).

Poche parole, precise e con poche metafore, immagini poetiche spesso così sincere da sfiorare l’ingenuità, cambi repentini di tono e di termini da colpire a volte per la loro durezza apparentemente gratuita.

Insomma, un gran bel disco, preciso, evocativo e senza fronzoli, forse penalizzato nel tempo anche per la collocazione ricevuta dall’autore, in quegli anni, a causa delle forzature di certa parte cultural-sociale che all’epoca classificava tutto alla svelta, e che lo catalogò con estrema superficialità come maschilista reazionario (in particolare per una frase di "Bella senz’anima", la celeberrima “E adesso spogliati”, ma ricordo bene che c’era anche chi contestava “Margherita adesso è mia” come pretesa di proprietà sul corpo femminile). Facilonerie che catalogavano le problematiche dei rapporti uomo-donna espresse nei testi di canzoni di musica leggera come slogan da accettare o rifiutare, in spregio di qualunque dialettica.

Il tempo a volte è galantuomo, e Cocciante oggi è considerato ovunque un autore di buon livello, che è quello che è, non un genio, ma uno molto bravo, e soprattutto originale e riconoscibile ovunque. Vale la pena anche per questo forse riscoprire i suoi primi lavori, dove le sue qualità di autore ci sono già tutte ma in quella forma genuina e a volte ancora non perfezionata che in molti casi ce le può far riconoscere e apprezzare ancor meglio.

 

La tracklist (anzi, la lista dei brani)

1. Smania

2. L’alba

3. Il tagliacarte

4. Era già tutto previsto

5. Vendo

6. E lei sopra di me

7. Canto popolare

8. La morte di una rosa

9. A mio padre

10. Comica finale

 

R. Cocciante, L'Alba
RCA Italiana, 1975 (versione CD 2004)

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