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Silvestri, strano animale della musica italiana di Ilaria Scala - 1/4/2007 Daniele Silvestri è uno strano animale della scena musicale italiana. Fa l'alternativo, quello impegnato, di sinistra, amante di Cuba e degli Inti Illimani, e va spesso a Sanremo (spesso e volentieri, direi, per promuovere l'uscita dei suoi dischi). Scompare - letteralmente - per gli anni che gli ci vogliono a concludere un album, e poi invade le radio con il nuovo singolo appena uscito, e sembra che non sia mai andato. Trascina le masse per ballare in riva al mare, ma poi dentro i suoi dischi ci infila tutt'altro, e dopo pochi mesi di promozione e concerti torna egregiamente a farsi i fatti suoi. Ecco a voi il suo nuovo album, Il latitante: ed eccolo invaderci di nuovo sull'onda della sanremese 'La paranza', ballata leggera di ritmo sudamericano sul tema (pesantissimo, e quasi nascosto nel testo) della riottosità degli uomini di fronte agli impegni, ai legami, a pacs-dico-matrimoni e quant'altro di simile. Il lavoro nella sua interezza rispetta la storia di Silvestri e le attese dei fan: creativo, originale nei testi e nelle invenzioni sonore, allegrotto, veloce, mai uguale a se stesso, affronta con leggerezza i temi più vari (sentimentali, politici, sociali) e si lascia ascoltare con gran godimento e disinvoltura. Spiccano fra tutte 'Mi persi' e 'Il suo nome', "semplici" canzoni d'amore come non se ne fanno più. Questa non è la musica che cambia il mondo (ma, passato Beethoven, quale musica lo può?), ma almeno ha il merito di farci riflettere e rilassare tra un disastro e l'altro.
D. Silvestri, Il latitante |