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Yesterday Today

di Alessandro Borgogno - 12/12/2006

L’ultimo cd dei Beatles, che detta così sembra quasi un paradosso, è in realtà effettivamente l’ultimo cd dei Beatles. Perché in ogni caso, che poi piaccia oppure no, si tratta di qualcosa mai ascoltato finora e che neanche è mai “esistito” finora. E neanche ci si trova di fronte ad una delle tante operazioni commerciali fatte di sovraincisioni, recuperi misteriosi, mixaggi pretestuosi. E’ realmente una delle cose più originali e musicalmente interessanti degli ultimi anni. Si tratta di una sorta di compilation (ma in questo caso è superato anche tale termine) realizzata ripartendo dalle basi originali delle registrazioni effettuate dal mitico quartetto negli Abbey Road Studios di Londra, ed oltre ad uno straordinario lavoro di ripulitura e “modernizzazione” dei suoni che già di per sé ci regala un ascolto comunque inedito, è stato effettuato su di esse un altro lavoro, davvero titanico, di riarrangiamento di tutti i pezzi andando a prendere i suoni da altre parti delle stesse incisioni o di altre ancora. Difficile spiegare davvero cosa ne è venuto fuori, sembra di ascoltare un unico concerto (il lavoro di partenza era nato per la colonna sonora di uno spettacolo teatrale dedicato ai Beatles), in cui si passa da un pezzo all’altro senza interruzioni attraverso brani e melodie, a volte solo accennate, a volte in primo piano, che si sovrappongono, si rincorrono, si aggiungono ad altre per dare vita a sonorità e melodie nuove, a dissonanze controllate, ad aperture inaspettate che precipitano in nuovi brani.

Considerando che tutto ciò avviene sulle note, dalla prima all’ultima, delle canzoni più famose dei quattro genietti di Liverpool, è davvero una sorpresa e una piacevolissima scoperta. Il raffinato e a tratti stupefacente lavoro è stato effettuato, con il benestare dei sopravvissuti Paul e Ringo e delle vedove di John e George, dal vecchio storico produttore dei Fab Four, George Martin (uno dopo l’altro muoiono gli artisti, i produttori mai!) e dal di lui figlio, che hanno così ripulito, incrociato e sovrapposto tracce e incisioni di 37 canzoni diverse ottenendo dai Beatles, e comunque da loro, un’esperienza musicale e di ascolto assolutamente nuova e per una volta non esclusivamente commerciale, se per commerciale si intende lo sfruttamento fino alla nausea delle più insignificanti briciole dei grandi rimaste ancora in qualche angolo buio.

Facile dire che così i quattro mitici si ritrovano di nuovo a suonare insieme. Facile e anche non vero, perché non è quello il vero risultato della strana operazione. Quello che si percepisce all’ascolto, è che la musica dei baronetti può davvero ritrovare sonorità più moderne e suonare come nuova senza che ne venga tradita l’essenza. Anche le sovrapposizioni e le dissonanze più strane, infatti, suonano assolutamente verosimili e nulla può davvero dirci quali siano nuove e ricreate da queste operazioni e quali non provengano dai pezzi originali, dal momento che già negli anni Sessanta, in alcuni arrangiamenti, i Nostri dissonavano già alla grande e riempivano di stranezze i loro pezzi (mai superata la rigorosa follia di Sgt.Peppers).

E allo stesso tempo rimane intatta la percezione del loro genio, proprio perché si tratta di genialità cristallina che si esprime nei passaggi più semplici, limpidi e perciò comprensibilissimi.

Esperienza curiosa e meritevole di attenzione, che al di là di ogni altra considerazione (accettando persino l’idea che a qualcuno possano non piacere i Beatles!) riesce davvero a darci la misura di quanto la Musica sia sempre qualcosa di molto più ampio e complesso di quanto siamo soliti pensare.

 

The Beatles, Love
EMI 2006

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