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Il brit-disco dell'anno

di Filippo Scala - 26/7/2005

E’ vero, siamo solo a fine luglio, ma considerando che i due mostri sacri del panorama musicale britannico, Oasis e Coldplay, hanno già sparato le loro cartucce, sembra improbabile che qualcuno possa togliere a Employment dei Kaiser Chiefs il titolo di disco dell’anno.

I Kaiser Chiefs, Ricky Wilson (voce), Andrew White (chitarra), Simon Rix (basso), Nick Hodgson (batteria) e “Peanut” (tastiere), ci riportano indietro di dieci anni, ai tempi d’oro del brit-pop; fidatevi, nonostante il rispetto e l’apprezzamento che si deve a band quali Franz Ferdinand, Kasabian e 22-20s, ed ai loro notevoli esordi discografici, c’era bisogno di un ritorno alla sana freschezza del pop made in britain anni Novanta, a spazzare via o quanto meno a ridimensionare l’ondata neo-rock stile Jet, che non ha prodotto nulla di memorabile (al di fuori di qualche ballabile riff di chitarra che puzzava di già sentito), o almeno nessun album che varrà ancora la pena di ascoltare fra un anno.

Employment si apre con "Everyday I Love You Less and Less", terzo singolo, nelle radio in questi giorni, che subito ci chiarisce dove mirano i Kaiser Chiefs, ossia dove puntavano le migliori frecce di Supergrass ("Alright"), Oasis ("Roll with it") e Stereophonics ("More Life In a Tramps Vest"): ordinate una birra e cominciate a ballare.

Si prosegue col singolo che li ha lanciati oltre manica, "I Predict A Riot", a mio giudizio la traccia migliore del disco, il pezzo che dal vivo suggella il talento dei cinque di Leeds; e con questo siamo già a due hit da top-ten su due canzoni.

"Modern Way" è un tentativo di rifarsi alla produzione più melodica dei Jam, e, come è esplicito nel titolo e nel testo, alla cultura mod di cui il gruppo di Paul Weller era portavoce sul finire degli anni Settanta.

"Na Na Na Na Naa" ci riporta subito in pista, ma a differenza delle prime due tracce del disco gode di sfumature sixties più che nineties, sulla scia dei primi Who.

"You Can Have It All" è il brano più melodico di Employment e ci fa credere che il seguito di questo esordio all’insegna del ritmo potrà spaziare verso lidi più intimistici senza perdere in qualità.

Si arriva così a "Oh My God", il pezzo che li ha fatti conoscere qui in Italia, accompagnato da un video very british, un brano completo che al ritmo unisce diverse variazioni melodiche, insomma un classico in tutto e per tutto: ascoltare per credere.

"Born To Be A Dancer" suona come suonerebbero gli Small Faces nel Duemila, e precede "Saturday Night", il tentativo in un certo senso più punk-rock dell’album che richiama i Blur del periodo Song-2; dei primi Blur trasuda, invece, l’elegante "What Did I Give You?".

Si passa poi a "Time Honoured Tradition", dove i ritmi si fanno più cupi, quasi sepolcrali, nella direzione indicata dal primo lavoro omonimo dei Coral, e si finisce con "Caroline Yes", a sorpresa il momento più romantico e degna conclusione di un disco che abbiamo già voglia di riascoltare.

Sotto con un’altra pinta ed alla prossima (recensione, non pinta…)!
 

Kaiser Chiefs, Employment
b-unique, Polydor, 2005

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